lunedì 27 ottobre 2014

UN MILIONE DI LAVORATORI A DIFESA DEI DIRITTI




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ECCOCI! La sanità di Udine in Piazza a Roma 

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Primo Commento alla Legge di stabilità 2015



La Segreteria Nazionale


            Il percorso tracciato dalla politica economica adottata dal Governo con questa legge di stabilità evidenzia, molto più delle precedenti manovre, un netto e preciso disegno liberista che, forse anche perché indifferente a qualsiasi ideale e valore, e' attuato senza nessuna valutazione sul drammatico impatto che produrrà sui cittadini, la loro libertà, i loro diritti di cittadinanza.

            Infatti, dal punto di vista della domanda questa legge di stabilità è disastrosa: determina un'ulteriore diminuzione del potere d'acquisto, un conseguente calo dei consumi e quindi un disincentivo alla produzione e all'occupazione stabile e di qualità.

            Questa legge di stabilità, in perfetta continuità con quelle precedenti, ha l'obiettivo di fare cassa attraverso il blocco a tutto il 2015 dei contratti del pubblico impiego e apre una prospettiva di ulteriore blocco per tre anni attraverso il rinvio dell'indennità di vacanza contrattuale a tutto il 2018. Cioè condanna tre milioni di persone alla sopravvivenza.

            Sui ministeri si abbatte un taglio lineare del 3%, pari a 15 miliardi, che si traduce in un rischio molto concreto di diminuzione dei Fondi Unici di Ente e, quindi, di intervento anche sulle retribuzioni dei dipendenti.

            I tagli orizzontali, inoltre, congelano ogni ipotesi di razionale riorganizzazione delle funzioni centrali già impossibile a onere zero e decisamente assurda al meno 3%.
Il taglio di sei miliardi agli enti locali e alle regioni, poi, se effettuato rischia di avere una ricaduta drammatica sul processo di riordino istituzionale e sulla sanità.
            E’ fin troppo chiaro che un taglio alle risorse degli enti territoriali non può che tradursi in un aumento di tasse per i cittadini e in un aumento notevole del rischio di procedure di dissesto finanziario degli enti locali con ripercussioni evidenti sui lavoratori e sui servizi sia in termini di quantità che di qualità.

            Il taglio alle regioni e' anche un disincentivo alla cooperazione, ai servizi di assistenza domiciliare, in una parola allo sviluppo del welfare locale; welfare inclusivo e universale con un valore sociale ed economico enormemente più grande di 80euro per tre anni alle neo mamme.

            Anche il TFR dei lavoratori risulta compromesso dalla manovra poiché sia nel caso che i lavoratori chiedessero volontariamente l'anticipazione che nel caso di mantenimento nei fondi complementari c'è un aggravamento della tassazione. E' evidente che il Governo ha scelto di colpire i lavoratori, i pensionati e i piccoli risparmi e non i grandi patrimoni da cui si potrebbero ricavare le risorse necessarie per uscire dalla crisi.

            Nei settori privati ,poi, continua la politica della carota e del bastone. Da un lato la conferma degli 80 Euro e delle sue esclusioni – che non abbiamo condiviso- dall'altro risorse insufficienti per gli ammortizzatori sociali, la riduzione del fondo per la detassazione, l'assegnazione all'impresa della libertà di licenziamento ed il mantenimento del supermercato del lavoro che lascia inalterata tutta la nociva precarietà che sta avvelenando il Paese.

            Tutto questo farà crescere il tasso di povertà già spaventosamente alto.

            E' questo il cambiamento di verso?

Risultano ancora più forti le ragioni della Manifestazione del 25 ottobre!



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